Transavanguardia e Postmoderno: Francesco Clemente a Roma
Donne amate, donne conosciute, donne vissute, donne incontrate, uomini celebri e valorosi: protagonisti di storie e leggende, sono stati elaborati, trasformati, sfigurati, composti e ricomposti dagli artisti, nel corso dei secoli. Nei ritratti e negli autoritratti di ieri e di oggi riscopriamo il piacere della fascinazione, ma ciò che realmente ci seduce è la bellezza di quell’anima fissata nel tempo che si mostra e si cela; che nell’artista e il “suo doppio” diviene la “costante comparsa e scomparsa dell’io”.
Così Francesco Clemente, fra i protagonisti del movimento contemporaneo della Transavanguardia, collega e amico di Andy Warhol e Jean-Michel Basquiat, si confronta con l’autoritratto e con la figurazione, presentando i suoi nuovi lavori presso la Galleria Lorcan O’Neill di Roma, dal 27 maggio al 27 giugno 2011.
Artista concettuale negli anni Settanta, Neo-Espressionista negli anni Ottanta, dopo gli anni dominanti della smaterializzazione dell’oggetto artistico, l’artista napoletano attinge alla tradizione figurativa e pittorica del passato, rivendicando una certa libertà eclettica e un peculiare manierismo nella serie Winter Women in mostra nello spazio romano del gallerista irlandese O’Neill. Sei ritratti di donne dai toni vigorosi in cui Clemente mescola elementi eterogenei, che sembrano vagheggiare una sorta di iconografia precristiana. Il ritorno all’ordine dechirichiano e riferimenti sessuali si fondono in Winter Woman III, dove le turgide lame e i rotondi occhielli delle forbici formano surrogati fallici.
La sessualità si esplica nella corporeità e il corpo è sempre stato una componente centrale della creazione di Francesco Clemente; attentamente analizzato e rappresentato in modi fantasiosi, a volte violenti come in Winged Flame del 2003. La simbologia implicita che ricorre anche in Winter Women è collegata a una spiritualità primordiale e nelle parole delle stesso artista, a un misticismo orientale a cui egli si è avvicinato dopo il suo viaggio a Madras, in India.
È nei lunghi soggiorni a Madras, nella mistica indiana, nella ciclicità del tempo appreso alla Società Teosofica che Clemente, comincia ad accordare le molteplici direzioni del proprio Sé dissipato e ricomposto in continui autoritratti (Gianfranco Maraniello) e a una continua variazione del tema che nella serie Summer Self, in mostra alla Galleria Lorcan O’Neill, sembra “chiudere”, destinare la sua pittura all’intenzionale fallimento di ogni intento comunicativo. Compito del pittore per Clemente è “introdurre un oggetto nel mondo senza che si tratti della risposta a qualcosa”. Sottraendosi al così detto “agire” nella propria epoca, che fu delle Avanguardie, l’artista, in quel personale risveglio psicologico, rappresentato da Summer Self, intriso di echi orientali, esce da un rapporto sussidiario alla storia, immergendosi nell’humus incerto di ciò che definiamo Postmoderno.
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