To be (STUPID) or not to be!
Finalmente le immagini!!!!
L’attesa non è stata lunga, ma sufficiente ad aumentare la curiosità: ci aiuteranno a capire meglio il messaggio dell’ultima campagna pubblicitaria Diesel per la collezione P/E 2010?.
Originale e provocatoria, innovativa e discutibile come sempre. La campagna si sviluppa in due momenti. La prima fase ha portato in tutte le città del mondo e a lettere cubitali un titolo o meglio, dato il punto –non lo si può non notare- che mette fine all’espressione, un invito perentorio: “BE STUPID.”, che traduciamo in un laconico “Sii stupido.” Poi i cartelloni con una frase, rigorosamente in inglese. Spesso difficile da cogliere nel suo significato, e non solo perché, essendo espressa in inglese, presuppone una buona conoscenza della lingua. Ma perché a volte è giocata su un paradosso che non può essere colto immediatamente: immaginarsi poi cosa succede se è espresso in una lingua non propria!
Il significato degli slogan è chiaro solo esaminando la globalità della campagna e con un piccolo aiuto da parte dell’ufficio stampa. Gli studenti di comunicazione, ligi alle regole, possono dedurre che tale comunicazione non è efficace se ha bisogno di un canale aggiuntivo per la sua decodificazione. Ma l’obiettivo Diesel è un altro. Non si tratta di dare lezioni di buona comunicazione, ma arrivare ad una comunicazione efficace del brand e dei suoi valori, e ciò attraverso immagini provocatorie.
A farla breve la “filosofia di vita ” che Diesel vuole trasmettere è la seguente e la copiamo dal press release: “Stupido è avere il coraggio di rischiare e credere nel nuovo e nell’innovativo, anche se pericoloso. Stupido è passione, è l’amore controverso, è indossare la cosa sbagliata nel posto giusto, scambiandosi i ruoli per provare qualcosa di nuovo, vuole dire fallire, provare di nuovo… e fallire ancora di più! Diesel è stupido e si identifica completamente con questo concetto, vivendolo come l’espressione più chiara dei valori per cui il brand è nato, e noto. Non c’è niente di stupido nell’essere stupido” .
Insomma “La campagna pubblicitaria Diesel SS’10 è il manifesto degli audaci, dei creativi e di tutti quelli che amano dire ‘si’”, ma è difficile capirlo…..e anche le immagini non aiutano. Anche esse sono paradossali nella loro espressione, ora pop-demenziali, ora provocatorie, ora irriverenti; ad accompagnare le frasi paradossali, provocatorie ed irriverenti che già si sono fissate nelle memoria.
Non ci resta da dire LONG LIVE a Franco Rosso: ha raggiunto ancora una volta il suo obiettivo….provocare e far discutere attraverso il suo brand.
Il mondo della comunicazione, specie quella di moda si sta sforzando di essere creativo, di uscire dai clichè. Sperimentare , anche nella comunicazione, è creatività.
In due video-interviste fatte dalla nostra rivista ad Oliviero Toscani ed a Francesca Senette si parla proprio di questo.
La campagna di un altro marchio di moda giovanile, Piazza Italia, che vedo affissa con modalità analoghe negli spazi cittadini, mi ha fatto riflettere sull’argomento. Il claim della campagna del concorrente italiano è “BE INTELLIGENT” e di sicuro, se non originale la campagna del marchio è furba, tempestiva e opportuna.
In un momento come quello attuale, dove la crisi dei consumi si fa sentire anche nella moda giovane, La campagna di Piazza Italia va a colpire là dove la campagna della Diesel presta il fianco, ovvero sul costo del singolo capo, che se “spogliato” delle valenze di brand e di status, risulta esageratamente alto.
Il gruppo di Nola si rivolge ai giovani e dice “Be intelligent” “non farti prendere in giro” proponendo jeans a 16 euro. Per non entrare in inutili polemiche riguardo al rapporto qualità prezzo, e limitandosi a parlare di comunicazione, i conti non tornano ! Se togliamo le grandi campagne pubblicitarie, gli spot, il marketing, l’allure o lo status che decine di professionisti cercano di costruire attorno ad un capo, cosa rimane? Un buon jeans che dovrebbe costare 25 euro ! Diciamo che questa volta i conti della comunicazione Diesel non ci tornano, perchè ci pare che il lupo si sia travestito da agnello. Ma alla moda piacciono i lupi, non le ipocrisie.