Prorogata la mostra Man Ray-Mapplethorpe fino il 5 giugno a Milano
Realizzata in concomitanza con la mostra di Lugano e di Düsseldorf, la Fondazione Marconi proroga la mostra “Man Ray-Mapplethorpe” a Milano, fino il 5 giugno. Un dialogo tra artisti, tra Robert Mapplethorpe, fotografo americano di straordinario talento, nato nel 1946 a Long Island e precocemente morto a seguito di complicazioni dovute all’Aids nel 1989, e Man Ray, nato nel 1890 a Philadelphia, uniti in un’unica esposizione a seguito della straordinaria somiglianza dello stile dei due artisti. Un’affinità nella ricerca artistica, l’una di ascendenza dada e surrealista (Man Ray), l’altra più legata alla perfezione formale e ad un erotismo anni ’80.
Mapplethorpe considerava le sue fotografie come quadri, si sforzava di catturare la particolare forma di perfezione che percepiva nel lavoro di Michelangelo e di altri maestri rinascimentali, nulla era lasciato al caso e il bianco e il nero si fondevano in modo perfetto. Per merito del suo stile, inizialmente fortemente criticato, che adottava soggetti e temi tipici della “pornografia” nel contesto di immagini d’arte, il confine tra foto considerate artistiche e foto pornografiche, si spezzò, portando poi questo nuovo genere fotografico ad essere utilizzato, senza sorpresa, in campagne pubblicitarie di moda.
Man Emmanuel Rudsitzky sperimenta fin dai primi anni del 1900 varie tecniche come collage, sculture, assemblaggi, pittura ad aerografo e inizia a dedicarsi alla fotografia. Le sue sperimentazioni si completano nella produzione dadaista, che però man mano lascia il posto ad una ricerca formale che sottolinea soprattutto la bellezza, il lirismo delle immagini fotografiche, ricercate e preziose, d’ispirazione surrealista, che incanta e coinvolge.
La ricerca di Mapplethorpe dialoga sempre con gli scatti di Man Ray, nelle foto in mostra, e questo fa sorgere una curiosità, quella di chiedersi se il giovane Robert e il vecchio Man si siano mai conosciuti.
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