Mon petit garçon n°5 : la donna mascolina, sensuale e con le piume di struzzo

 

Louise Brooks

Mancavano nove anni al crollo di Wall Street. I Roaring Twenties si presentavano come gli anni rivoluzionari della rottura con le tradizioni che fino a quel momento avevano stretto la donna in un castigato corsetto di perbenismo e teatrale femminilità dalla linea a “esse” che caratterizzava gli abiti della Belle Époque. Il ruggito degli anni Venti e il ritmo saltellante dello swing di Duke Ellington trascinavano verso il basso la vita delle tunichette fluttuanti e sbarazzine delle flappers su cui tintinnavano cascate di frange di perle. I tessuti di jersey scoprivano le gambe nervose delle ballerine provette pronte a fare quattro salti nella scoppiettante “Charlestown”. Al grido di “oggi è già domani” il progresso rendeva la moda accessibile, soprattutto grazie all’introduzione di nuovi  tessuti e materiali sintetici a basso costo. Geometrie, tagli netti, capelli corti, a caschetto, ammorbiditi da onde che incorniciano il volto, spesso nascoste sotto a delle cloche (cappellini a forma di campana) o circondate da una fascetta ornata da lustrini e piume. Il ginocchio diventava il nuovo polpaccio; le gambe, nuova frontiera della seduzione, erano avvolte in un sottile velo di rayon (la c.d. seta artificiale) reso ancor più accattivante da una marcata riga posteriore. Le linee morbide degli abiti rispondono alle esigenze della donna moderna, dinamica, libera di muoversi e pronta “a rimboccarsi le maniche”.

"Les amies" di Tamara de Lempicka - ph: Davide G. Porro

Questa necessità venne magistralmente interpretata da mademoiselle Chanel che, proprio in questi anni, con la sua fantasia sartoriale disegnò un nuovo concetto di femminilità che privilegiava la comodità per un’eleganza in movimento. Grazie alla stilista francese, ad indossare i pantaloni, metaforicamente e letteralmente, sarebbero state anche le donne. Come dire, una gonna corta non è solo una gonna, ma un tratto culturale.

Ripensando a quell’epoca non si può fare a meno di inciampare nel ricordo delle magnetiche dive del cinema muto, con le loro acconciature segnate da una riga laterale, la pelle d’avorio e lo sguardo intenso. Forse non c’è bisogno di sfogliare l’album dei ricordi. Infatti, a tal proposito, proprio oggi stiamo assistendo al successo del film The artist del regista Michel Hazanavicius: un film muto che fa tanto parlare di sé. È proprio il caso di dire “a volte tornano”.

 

Russell Patterson cover per Life

La bellezza nasce anche dall’azzardo. Parlando di look anni Venti la parola eccesso è di casa, soprattutto se ci si sofferma sul make up. Molti sapranno che una delle regole fondamentali trascritta nella prima pagina del prontuario delle truccatrici di mestiere o “per caso” è: se metti in risalto lo sguardo caricando le palpebre con un ombretto scuro, non azzardati a utilizzare colori accesi per le labbra! Questo aut aut evidentemente non valeva ai tempi di Chaplin per le celebrità del grande schermo che, dopo essersi imbellettate con cipria e lunghe collane di perle, sceglievano di mettere in primo piano sorrisi rosso fuoco e smoky eyes.

Probabilmente l’audace suggerimento di stile serviva a colmare l’assenza del sonoro. Come direbbe la strega del mare di Walt Disney, non sottovalutate l’importanza del linguaggio del corpo! E poi si sa, le regole sono fatte per essere infrante.

Tony Ward a/i 2011-2012; acconciatura di Stefano e Luca Ciuti per L'Oréal Professionnel; ph: Piero Cavallo

Da non dimenticare sono anche le acconciature ondose e sigillate da lacca e forcine. Hair stylists di successo, ambasciatori de L’Oréal Professionnel, come Carlo Pinca e i fratelli Ciuti, hanno rivisitato il design di quelle chiome retrò, dando un tocco di modernità alla moda vintage. Infatti, curiosando tra gli scatti delle sfilate di Giada Curti, di Tony Ward o di Pecoraro l’attenzione per i riccioli domati, un geometrico caschetto o la riga laterale non potrà sfuggirvi.

Giada Curti a/i 2011-2012, acconciatura di Carlo Pinca per L'Oréal Professionnel - ph: Piero Cavallo

Last but not least: gli accessori. La silhouette della donna libellula, stampella senza curve con la possibilità di navigare in abiti morbidi e lineari, viene esaltata da piccole cinture, guanti, peep toe rigorosamente con cinturino e tacco a rocchetto, pendenti appariscenti, piumaggio formato boa, mini pochette, mollettine dalle molteplici forme.

Curiosando nelle riviste patinate dei nostri tempi moderni, un’attrice su tutte potrebbe impersonare lo spirito della celebrità mascolina, eterea e sensuale al tempo stesso. Stiamo parlando di Keira Knightley che, e forse non a caso, è la testimonial di una linea di profumi firmata Chanel.

Anni Venti: art déco, mass media, cinema, radio, automobile, grammofono, spensieratezza, modernismo. Ma, come è noto, ad ogni azione corrisponde una reazione uguale e contraria: così all’utopia positivista degli anni ruggenti, alla libertà e alla fiducia nel progresso seguirono anni segnati dalle guerre e dalla crisi economica.

Una dinamica familiare che potrebbe spingerci a pensare che non si apprende mai dalle esperienze altrui, e dalla storia. Speriamo proprio che l’evoluzione non crei nuovi emarginati e che nel nostro caso il simpatico Charlot non si trasformi nel grande dittatore. O forse è già successo.

Charlie Chaplin nel film Tempi Moderni

 




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