MAXXI censura o bon ton istituzionale? Annullata la proiezione di “Girlfriend in a coma”
E’ su Twitter che in queste ore si è spostato il dibattito sul documentario “Girlfriend in a coma” , che tratta il declino della società italiana, realizzato dal giornalista Bill Emmot (ex direttore dell’Economist) e della videomaker Annalisa Piras, dopo che il Mibac (Ministero dei Beni Culturali) ha imposto al MAXXI (Museo Nazionale delle Arti del XXI Secolo) di annullare la proiezione programmata per il prossimo 13 febbraio.
Motivo? “Non si fa campagna elettorale in un Museo pubblico” riassume un twitt del Museo, che in un precedente comunicato stampa diffuso alle redazioni giornalistiche , aggiungeva che il Ministero dei Beni Culturali che “vigila” sulle attività del museo” , aveva comandato l’annullamento della proiezione “secondo una prassi consolidata e già attuata in altre occasioni” a causa della potenziale “valenza politica” che il documentario potrebbe assumere.
L’ex direttore dell’Economist Bill Emmott non ha esitato a definire la decisione , sempre tramite un twitt , con gli aggettivi “censura e stupidità”.
Il documentario , che tratta proprio come tesi principale , il decadimento della cultura e quindi della società italiana ad opera della classe politica, è già stato proiettato in pre-screening internazionale a Londra, New York, Bruxelles ed era atteso a Roma per la sua “prima” uscita pubblica.
Il problema pare essere una sorta di “bon ton istituzionale” legato alla campagna elettorale, perchè lo stesso MAXXI si è dichiarato disponibile ad ospitare l’opera dopo le elezioni, offrendo anche un cospicuo sconto sull’affitto della sala.
Qualcosa non torna in questa vicenda.
Premettendo che non fa piacere a nessun “patriota” vedere esposti ed evidenziati i “panni sporchi ” del proprio Paese, non si capisce come un documentario a dispetto dei suoi contenuti possa essere connotato come “proiettabile” pubblicamente in un museo 11 mesi dell’anno ma proprio in ragione dei contenuti non in prossimità delle elezioni.
Chi decide cosa possiamo vedere? Il MIBAC.
Il documentario può anche non piacere, essere giudicato fantasioso o mostrare una realtà alterata da un punto di vista parziale, ma rimane il fatto che una valutazione politica è stata fatta, e non ci sembra super partes e non in senso generale. Una sospensione della “cultura democratica” che ha il sapore di MINCULPOP . Come a dire che in campagna elettorale non si possono effettuare indagini su gruppi bancari in dissesto, perchè la cosa ” potrebbe essere connotata di valenza politica”.
Se qualcuno si prende la briga di definire il documentario “Girlfriend in a coma” una porcheria, calunniosa ed infamante, lo censuri per sempre, e non solo nei venti giorni di campagna elettorale.
Inoltre nella società moderna dove l’informazione ( e la disinformazione) viaggiano veloci sulle reti sociali come Twitter e Facebook, lo scalpore generato da una decisione del genere crea un’onda promozionale al documentario ben più ampia di qualsiasi proiezione nella “caput mundi”.
Ma forse qualcuno in Italia sta già pensando di “sospendere” anche internet durante le elezioni. Sarebbe un nuovo spunto per un altro documentario “Girlfriend is dead”.
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