“L’Arte non è cosa nostra”: arriva puntuale la 54ma Biennale d’Arte di Venezia
Abdica o non abdica, questo è il dilemma. Così forse avrebbe esordito un novello Shakespeare dinanzi all’osservazione acuta della situazione dell’arte contemporanea. E parliamo di una situazione ben precisa: la Biennale di Venezia.
Quest’anno il Padiglione Italia ha rischiato di perdere a giorni alterni il suo curatore, il suo regnante temporaneo, Vittorio Sgarbi. Reduce da mesi di mi di metto/non mi dimetto, dal 4 giugno al 27 novembre sarà presente con il suo, o meglio dire il nostro, dopotutto e tutto sommato, Padiglione Italia alla 54. Esposizione Internazionale d’Arte dal titolo ILLUMInazioni – ILLUMInations, diretta da Bice Curiger e organizzata dalla Biennale di Venezia presieduta da Paolo Baratta.
Dai Giardini all’Arsenale sarà un “pullulare” di esponenti più o meno noti dell’ambiente dell’arte contemporanea: critici, galleristi, artisti, giornalisti e semplici curiosi, che risponderanno tutti amabilmente all’appello perchè, si sa, l’importante è comunicare d’esserci stati, come ogni grande evento che si rispetti. Cosa cui aspetta di nuovo quest’anno? Innanzitutto i Padiglioni che passano a 89 Partecipazioni nazionali, numero record per la Biennale Arte (erano 77 nel 2009) e soprattutto le new entries: Andorra, Arabia Saudita, Bangladesh, Haiti, Regno dell’Arabia Saudita.
Altri paesi parteciperanno quest’anno dopo una lunga assenza: India (1982), Congo (1968), Iraq (1990), Zimbawe (1990), Sudafrica (1995), Costa Rica (1993, poi con l’IILA), Cuba (1995, poi con l’IILA). Interessante il lavoro delle due sorelle Raja e Shadia Alem per l’Arabia Saudita che portano in mostra l’esperienza condivisa della memoria collettiva che si mescola con quella individuale, il Padiglione dell”India che con il suo slogan “Tutti sono d’accordo: sta per esplodere…” si conferma come uno degi attori principali dell’economia mondiale contrapposto quasi alla sofferenza portata in scena dall’Iraq in “Acqua ferita”: sei installazioni site-specificincentrate sul tema attualissimo dell’acqua.
Dal 1909 è invece presente l’Inghilterra che partecipa con un’istallazione site-specific di Mike Nelson, i nemici/amici francesi scelgono invece Christian Boltanski, ancora presente con una sua esposizione a Roma, qui a Venezia presenta “Chance”, un lavoro che riflette sulla sorte, la casualità e in qualche modo anche sul destino.
Per la Penisola Iberica la Spagna fa scendere in campo l’intemedialità di Dora Garcia che unisce fotografia, scrittura e performances per parlare con humor di inadeguatezza, dell’arte, mentre per il Portogallo Francisco Tropa in “Scenario” pone gli oggetti alla base di dispositivi di proiezione così da affermare la loro presenza fisica e metaforica attraverso le loro ombre che si staglieranno sulle pareti.
L’Est Europa con la Lituania di Darius Myksis getta le basi per riflessioni antropologiche e socio-culturali come l’Ucraina di Oksana Mas con l’installazione composta da 3.640,000 uova di legno dal titolo Post-vs-proto-rinascimentale e l’Estonia di “La donna occupa poco spazio”, provocazione di Liina Siib. La Cina e il Giappone sono sempre suggestive: la prima nel padiglione “Pervasion” racchiude i cinque sensi della Cina, il tè, lo spirito, il loto, l’erba medicinale e l’incenso; il Giappone sceglie invece Tabaimo: grandi proiezioni con raffinato stile d’animazione che descrivono il Giappone contemporaneo.
E l’Italia? La mostra ILLUMInazioni – ILLUMInations sarà allestita al Padiglione Centrale ai Giardini e all’Arsenale formando un unico percorso espositivo, con 83 artisti da tutto il mondo tra i quali i nostri Maurizio Cattelan, Luigi Ghirri, Gianni Colombo e Tintoretto. Ebbene si, la Curiger sceglie il pittore veneto del ‘500 per affermare che “tutta l’arte è contemporanea”. Forse e a detta di molti un pò anacronistico. Novità anche per il Padiglione Italia all’interno del progetto di selezione degli artisti: scrittori, poeti, registi, uomini di pensiero sono stati chiamati a far parte di un Comitato tecnico scientifico, presieduto da Emmanuele F.M. Emanuele.
I “volutamente non-critici d’arte” come Tullio de Mauro, Italo Zannier, Marina Ripa di Meana, Toni Servillo, Mogol, Fabio Fazio, Luciana Littizzetto, Morgan, Giorgio Albertazzi, Alda Fendi, Ennio Morricone, Ascanio Celestini, Giuseppe Tornatore, Valerio Massimo Manfredi, Andea De Carlo, Ermanno Olmi, Bernardo Bertolucci e molti altri hanno espresso la loro preferenza motivandone la scelta.
Ed ecco uscir fuori nomi di artisti come Sandro Chia, Enzo Cucchi, Carla Accardi, Nicola Samori. Il leit-motif è “L’Arte non è cosa nostra”, titolo del Padiglione. Se un artista, che sia un fotografo, un pittore, uno scultore, può essere selezionato o meno da una “giuria” composta da uno scrittore, un attore, un regista, uno stilista, per cui, “l’arte non è cosa nostra” e che quindi è guidato da un giudizio soggettivo dove viene logicamente meno il punto di vista storico-artistico, ci si chiede allora se magari al prossimo Festival di Cannes troveremo in giuria Michelangelo Pistoletto. Forse è bene ricordarsi che anche l’arte è una cosa seria.
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