Il “reportage privato” di Letizia Battaglia in mostra a Roma
“È capitato che abbia fatto per molti anni la fotografa e che fare la fotografa mi piaccia tanto, ma sicuramente potrei rinunciare a farlo per andarmene davanti al mare e vivere senza più fare niente”. Qualcuno di noi, oltre a me, potrebbe rivedersi appieno in questa frase. E’ un’immagine resa a parole da una delle più importanti fotografe italiane degli ultimi anni: Letizia Battaglia.
Palermitana, classe 1935, Letizia Battaglia inizia la sua attività di fotografa a Milano, nel 1972 come freelance. Da quando nel 1974 torna a Palermo come responsabile del servizio fotografico del quotidianoL’Ora comincerà ininterrottamente a collaborare con diverse personalità della cultura tra i quali Koudelka, Ettore Sottsass, Franco Zecchin, Donna Ferrato, Graciela Iturbide. Ad oggi è stata la prima donna europea a ricevere nel 1985 a a New York, ex aequo con l’americana Donna Ferrato, l’ Eugene Smith Grant. Tra gli altri importanti riconoscimenti come nel 1986 il New York Times Award, nel 1999 a San Francisco il Mother Johnson Achievement for Life; nel 2007, in Germania, il Dr. Erich Salomon Preis e nel 2009, ancora a New York, il Cornell Capa Infinity Award, si susseguono sempre più mostre in Italia e all’estero.
Dal 16 dicembre fino al 23 gennaio alla s.t. foto libreria galleria di Roma possiamo assistere alla mostra Letizia Battaglia Vintages 1972-1993. La fotografa, che da sempre è stata in prima fila nella documentazione attenta e non semplicemente “cronistica” degli avvenimenti di mafia della sua Palermo, per poi spostarsi dalla Russia agli Stati Uniti, dalla Turchia allo Zaire, propone nella mostra a cura di Mariachiara Di Trapani più di 30 stampe originali provenienti dal suo archivio personale in cui sono evidenziati spunti lontanti il più possibile dalla descrizione reportagistica. Vedremo così esposte le immagini che potremmo definire un “ibrido” tra il poetico e il malinconico. Pier Paolo Pasolini ne è il protagonista attraverso una stampa a contatto dei provini dei trentasei scatti, datata 1972.
Siamo agli inizi della carriera di Letizia Battaglia e già cogliamo la sua “prontezza di sguardo” il suo saper vedere oltre la persona che si lascia, e che lei decide di fotografare. Qui abbiamo Pasolini ma potremmo avere di fronte anche la bambina col pallone del quartiere La Cala di Palermo. E’ la ricerca della bellezza nell’imperfezione, che essa sia la miseria delle persone coinvolte nelle tragedie di mafia o sia nei ritratti involontari dei suoi amici.
Cogliere ciò che c’è ma non si vede. Questo è fare arte o meglio, questo è fare fotografia e questo, infine, è Letizia Battaglia. A corredare la mostra ci sarà la presentazione del volume di Giovanna Calvenzi Letizia Battaglia. Sulle ferite dei suoi sogni. In mostra sono presenti alcune foto e documenti cartacei originali che descrivono anche la vita personale della fotografa. Qui, nello scatto che le ha dedicato trent’anni dopo Josef Koudelka, durante un viaggio in Turchia troviamo descritta in modo paradossalmente minuzioso l’anima della fotografa. Colei che si, fa della fotografia un mestiere, ma prima di tutto una passione che come tale la rende libera di saper e di poter “rinunciare a tutto per andare davanti al mare e non fare più nulla”.
Ricordo un “cameo” nel film di Wim Wenders “Shooting Palermo” dove la fotografa Letizia Battaglia parla al protagonista interpretando se stessa… da vedere.