Con Willow un tuffo nella Neo Pop Art

Willow - smalto su tela

Ops…un personaggio è uscito dalla tela!…”. Con Willow si ride e si scherza davanti alle tele: personaggi coloratissimi, linee semplici, essenziali, forme emozionali  che ti catturano e ti proiettano nel loro universo, il mio, il tuo; perché questo è il mondo di Willow, quello che tu ci vedi dentro. Ma con Willow soprattutto si parla di arte, e in un paio di ore ci tuffiamo in un mondo nuovo, dove il social network più popolare del momento diventa il nuovo saloon artistico dove incontrare artisti e galleristi del Terzo Millennio.

Stiamo parlando della Neo Pop Art, di fatto la prima corrente artistica dopo l’avvento di Internet, ispirata dai grandi della Pop Art, da Haring, Wahrol e Lichtenstein, di cui abbiamo appena visto la mostra alla Triennale di Milano. Qualcuno l’ha definita un’arte sotterranea, certamente ai più sconosciuta, almeno in Italia, ancora in attesa di essere resa ufficiale dalle grandi riviste.

Ma in questi casi non serve un manifesto, anche se il renderla ufficiale complicherebbe meno le cose: Willow ci racconta il suo mondo.

L’Italia sembra non si senta ancora pronta. Spesso vedono la nostra arte come un fumetto divertente, dimenticando che lo stesso fumetto è un’espressione artistica a tutti gli effetti. Le gallerie sono molto chiuse, complice il fatto che gli appassionati e i compratori d’arte in Italia sono molto classici e poco aperti a nuove sperimentazioni. E invece all’estero e ancora di più sul web è tutto un fermento : da Internet sono arrivati i miei primi  contatti con diverse gallerie e artisti dalla Germania, poi da Miami, dove sono appena stato per una mostra”.

Le gallerie in America e in Germania sono piene di gente, di tutte le età. I bambini crescono con una mentalità aperta alle più diverse espressioni artistiche. “Adesso ad esempio si usano tantissimo l’installazione e il live painting: le gallerie si vestono d’arte, anche solo per il periodo della durata di una mostra; gli artisti creano davanti alla gente, interagiscono con loro; in questo caso non  si vendono tele, ma un’arte;  possono chiederti di avere direttamente  a casa loro l’installazione. È bellissimo. Ma in Italia purtroppo è ancora diverso: forse perché c’è poca formazione”.

Sintomatico, aggiungerei io, il fatto che  a scuola si è sempre parlato di arte fino a Picasso, e solo negli ultimi anni i professori sono arrivati ad esempio ad approfondire la Pop Art. E poi, a parte qualche raro caso, non si sente parlare di arte visiva, nemmeno in tv. Proprio in Italia, patria dell’arte e della grafica, che abbiamo nel dna e che all’estero ci invidiano tanto. Solo a fine intervista scopriamo che la stessa mattina il nostro artista ha trascorso quattro ore con i bambini della scuola elementare della sua città, per parlare di questa nuova arte e del fumetto.

Le difficoltà in Italia sono tante: manca una regola in questo campo, c’è tanta confusione. Gli artisti ad esempio non sono tutelati come succede per altre figure professionali, a partire dall’assenza di un albo che riconosca i professionisti dai dilettanti. “In questa situazione gli artisti si chiudono, c’è il terrore che qualcuno ti rubi il personaggio e così ottime idee rimangono chiuse nei cassetti”.

Ma il problema della tutela è reale: le creazioni per  essere registrate finirebbero nelle liste dei disegni industriali con i quali, inutile dirlo, non hanno nulla a che fare. Si parla tanto della fuga dei cervelli, ma nessuno parla di quella degli artisti. All’estero sembra esserci più professionalità e non solo più contatti ma anche più contratti.

Ma torniamo a lui: Willow è il suo nome d’arte, artista professionista che dall’editoria approda al mondo della Neo Pop Art, e fa scendere il fumetto sulla tela.

Sono un full time artist e nella mia arte c’è un aspetto anche commerciale: nulla di vergognoso, tutti gli artisti lo fanno e lo hanno fatto per vivere. Sarebbe bello se la gente potesse gustare l’arte anche negli oggetti di uso quotidiano, come un mouse artistico, o un tavolo di design.

L’arte a servizio del commerciale: questo non è scendere a compromessi, se si mantengono determinati valori e non si stravolge la propria filosofia per rispondere ai bisogni dei clienti. D’altra parte l’aspetto commerciale esisteva già ai tempi della Pop Art: gli artisti avevano creato un linguaggio che rivolgeva la sua attenzione agli oggetti e ai miti della società dei consumi, adesso potremmo dire noi, la  società dei social network.

Internet sta aiutando l’arte, la rende decisamente accessibile a tutti. Adesso si sta sviluppando, a partire dal Giappone, un’altra branca tra arte e design: si tratta dei Toys. Il nome suggerisce l’idea di qualcosa di infantile, ma non è cosi. Forme essenziali, quasi anonime, che prendono spunto dal fumetto Manga, e vengono poi prodotte in vinile ed ora anche in altri materiali preziosi, per essere usate come tele dagli stessi artisti. Altro che giocattoli! L’arte si unisce al design, sono pezzi unici, da collezione.

Ad accorgersi di questa nuova corrente, che sta spopolando soprattutto tra i giovani, anche gli stilisti che riconoscono un potenziale nei colori e nelle forme del fumetto.

C’è molta ricerca nella moda, soprattutto la necessità di creare qualcosa di unico, la famosa serie limitata. Adesso ho moltissime richieste di personalizzazione dalle Converse, per esempio, fino alle borse e i mobili. In futuro vedremo…”.




Ci sono 2 commenti

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  1. Hackatao

    Complimenti per l’articolo/intervista. Ben fatto e tocca i punti “dolenti” della Neo Pop. Il suo Essere borderline tra Arte e Commerciale a volte genera confusione nei collezionisti (in Italia). Si deve intendere quindi anche lo sforare nel commerciale come una operazione artistica (che Willow fa divinamente) anche perché parliamo sempre di pezzi unici o tirature limitate. E per citare Warhol: un giorno i musei diventeranno negozi e i negozi musei.


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