Architettura e non solo cinema alla Biennale di Venezia
Siamo maggiormente abituati a sentir parlare della Biennale di Venezia per il Cinema ma c’è una “biennale” altrettanto interessante: quella di architettura.
La tredicesima Mostra Internazionale di Architettura, diretta da David Chipperfield e intitolata Common Ground, sarà aperta al pubblico ai Giardini e all’Arsenale dal 29 agosto al 25 novembre 2012. Nei giardini dell’Arsenale e nel centro di Venezia ben 55 rappresentanze straniere allestiranno altrettanti padiglioni e tra esse Angola, Repubblica del Kosovo, Kuwait, Perù saranno esordienti.
“Il tema centrale di questa Biennale 2012 – spiega il Direttore David Chipperfield – è ciò che abbiamo in comune. L’ambizione di Common Ground è soprattutto quella di riaffermare l’esistenza di una cultura architettonica costituita non solo da singoli talenti, ma anche da un ricco patrimonio di idee differenti riunite in una storia comune, in ambizioni comuni, in contesti e ideali collettivi. Siamo partiti dal desiderio di enfatizzare idee condivise al di là della creazione individuale, e ci siamo resi conto che questo ci imponeva di attivare dialoghi piuttosto che selezionare singoli partecipanti.”
“L’architettura è per noi l’arte dell’organizzazione dello spazio che condividiamo – afferma il Presidente Baratta – e l’espressione Common Ground ( n.d.r. qualcosa in comune sia fisico che intellettuale ) a questo concetto direttamente ci riconduce. L’architettura è lo strumento per realizzare quella res publica che è luogo dei singoli che appartiene a tutti, essa è l’Artemide che metamorfizza la proprietà privata in bene pubblico. Nelle conversazioni con Chipperfield mi è parso di cogliere una preoccupazione: un desiderio di tornare a ricomporre l’identità dell’architetto di fronte all’uso spesso scomposto e deformato che si è fatto della sua arte, pur con la sua complicità, e per contro all’altrettanto diffuso uso mediocre e utilitaristico della non architettura.”
Per Chipperfield il ruolo dell’architettura non deve essere quello di stupire, e anche l’innovazione a tutti i costi non è poi così interessante ma piuttosto è diventata un riflesso della società consumistica in cui siamo immersi che necessita sempre di novità. Ma questa “botta di euforia, di stupore ” per il celebre architetto inglese deve trovare fondamento e significato nella continuità. Meno spettacolarizzazione meno individualismo, ma maggiore dialogo ed interazione.
Architetti, fotografi, artisti, critici e studiosi, per un totale di 103 nomi, tra i quali figurano presenze di grande prestigio come Norman Foster, Peter Eisenman,Rem Koolhaas, Zaha Hadid e gli italiani Renzo Piano e Cino Zucchi.
In attesa di conoscere i vincitori, possiamo anticipare il leone d’oro alla carriera assegnato ad Álvaro Siza Vieira, architetto portoghese , “mente finemente esercitata dalla sicurezza della conoscenza e dalla saggezza del dubbio “
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