Marina Abramovic: l’arte contemporanea “in posa” per Elle

Marina Abramovic per Elle Serbia, @Dušan Reljin

“The Artist Is Present” ovvero Marina Abramovic. Titolo peraltro della retrospettiva a lei dedicata al MoMa durante la scorsa estate. Qualcuno di voi ha visto questa mostra? Beh, se siete stati tra gli 800.000 visitatori avrete potuto assistere alla performance dell’artista serba che è rimasta seduta per un totale di 700 ore fissando negli occhi i visitatori del museo.

Marina Abramovic per Elle Serbia, Copertina Gennaio 2011, @Dušan Reljin

La “grandmother of performance art”, così si è recentemente autodefinita, appare oggi come una delle poche vere soliste dell’arte contemporanea. Accostata alle poetiche femministe e alla body art ha da sempre mantenuto la sua autonomia creativa creando un linguaggio che, bene o male, si presenta sempre come originale. Promotrice anche dell’arte e degli artisti contemporanei, non è lontano il tempo in cui organizzò al Solomon R. Guggenheim Museum di New York una collettiva delle opere più “scabrose” degli anni ’60 e ’70, compreso il famoso letto di Vito Acconci. Era il 2005 ma tornando indietro nel tempo non possiamo non ricordare le sue performance che hanno fatto “scuola” come Bed from Mineral Room del 1994 e Cleaning that Mirror del 1995.

Marina Abramovic per Elle Serbia, @Dušan Reljin

Oggi la vediamo come “cigno nero” sulla copertina di Elle pubblicato in Serbia a Gennaio 2011. Gli scatti sono di Dušan Reljin, fotografo di moda serbo, che riecheggia pose che evocano le sue performance come Freeing the Voice del 1976 in cui l’artista giaceva con la testa reclinata all’indietro spalancando la bocca emettendo un unico suono atono.

Marina Abramovic per Elle Serbia, @Dušan Reljin

E l’abito? Abramovic indossa un abito disegnato da Riccardo Tisci per Givenchy, stilista da lei apprezzato già in precedenza, direttore creativo della famosa maison francese, giunto all’apice del successo grazie agli abiti  ispirati all’art-deco creati nel 2008 per il tour di Madonna. Ha disegnato così per l’artista un abito connubio di stile dark-glamour e neo-romantico.

Marina Abramovic per Elle Serbia, @Dušan Reljin

Vestita di rosso e nero, come di fatto è rosso il becco del tipico cigno nero australiano, appare così simbolo di purezza e conoscenza ma allo stesso tempo di chi “canta fuori dal coro”. Ma non tutti sanno che la “diva” Abramovic ha cominciato ad appassionarsi alla moda tardi. Infatti, come lei stessa dichiara, non è stata mai interessata alla moda fino a dopo che eseguì la celebre performance sulla Muraglia Cinese. Dopo ciò confessa che non aveva più bisogno di dimostrare al pubblico che era una buona artista, ma nella vita privata si sentiva inadatta. Ha iniziato così ad interessarsi di moda. Ed ha cominciato a sentirsi meglio. Come in Art must be beautiful del 1975 dove l’artista si spazzola i capelli per un’ora mentre ripete continuamente “l’arte deve essere bella, l’artista deve essere bello” fino a quando si ferisce il volto e si rovina i capelli.

Marina Abramovic per Elle Serbia, @Dušan Reljin

Trae ispirazione dalla vita. In una performance tutto è reale: emozioni reali con situazioni reali e persone reali. Se la performance fa perno sullo spettatore e quindi sulla vita, un’artista come Marina Abramovic si diverte a mischiare le carte. E’ ciò che la rende stranamente “pop” tanto da farsi ritrarre su Elle o essere protagonista di una delle puntate di Sex and the City. E come diceva il vecchio zio Woody Allen “gli intellettuali sono come la mafia, si ammazzano tra di loro” eccetto alcuni, quelli che sono unici, come Marina Abramovic.




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